Il tempo e la percezione del tempo sono stati studiati da neuroscienziati e psicologi per molti anni. Si è scoperto che la disposizione emotiva influenza la nostra esperienza del tempo, il cosiddetto “tempo soggettivo”.
Oltre alle emozioni ci sono altri fattori che entrano in gioco in questo processo. Questi sono: la cognizione, i nostri comportamenti, il contesto e anche l’età.
Si è visto dagli studi che gli adulti hanno la percezione che il tempo passi più velocemente perché subentra l’abitudine con meno esperienze nuove.

Cosa succede all’adolescente?

Egli sta vivendo una fase di vari cambiamenti fisici, cognitivi, emotivi, relazionali. È in continua sperimentazione che lo porta a vivere intensamente nel presente. Il futuro sembra molto lontano. Quando il ragazzino di 12-13 anni deve decidere la scuola Superiore, ad esempio, dovrebbe pensare a come vivere i prossimi 5 anni della sua vita. La capacità di pianificazione però si consoliderà negli anni. Per lui ora è ancora difficile proiettarsi sul domani e immaginarsi “come sarò da grande”, prendere decisioni a lunga scadenza e cominciare così a delineare il proprio ruolo nella società.

Il tempo, inoltre, per il giovane viene caricato di significato, così come di angosce e speranze. Quest’ultima va intesa come emozione di speranza, motivazione e ricerca verso il nuovo e possibile. Se il processo di sviluppo andrà a buon fine, il ragazzo riuscirà a integrare tutte le precedenti identificazioni in una nuova configurazione adolescenziale. Sarà uno spazio per un nuovo corpo e per nuovi bisogni.

Cosa succede se qualcosa non funziona?

In certi casi il ragazzo può rimanere bloccato e reagire in modi differenti a questa fase di crescita. Il tempo potrà essere percepito sul momento come interminabile, noioso.

Il ragazzo rifiuterà le novità, non cercherà nuovi spazi di autonomia e si limiterà ad una quotidianità fatta di scuola e casa. Le interazioni con gli altri ragazzi avranno scarso interesse per lui. Potrebbe, ad esempio, “buttarsi sul cibo” per sfogare la propria frustrazione. Nei casi di “ritiro sociale” e le nuove forme di Internet addiction (dipendenza da Internet) ci sono segnali di una chiusura di fronte al tempo della trasformazione e della crescita. All’opposto può mettere in atto comportamenti a rischio per sé o per gli altri. In casi simili il rapporto con il tempo è ribaltato. Tutto viene vissuto “fino all’ultima goccia”, tutto corre e deve essere rincorso. Il tempo diventa qualcosa che perseguita e opprime il giovane. Non gli resta che correre contro il tempo, contro le responsabilità, contro quell’essere adulto che richiede compromessi tra sé stessi e gli altri.

Il tempo ha ritmi variabili, scorre, si allunga e si accorcia, si condensa e si dilata. Presenta velocità differenti, rallentamenti e accelerazioni. L’adolescente, come tutti quanti noi, è immerso nel tempo, vive nei giorni, è il suo tempo.

Per un adolescente può essere importante rendersi conto di essere attraversato da tempi molteplici. In particolar modo, egli potrà cogliere la singolarità della propria percezione del tempo. Questo è ciò che va a contraddistinguere il suo modo di sentire gli eventi, di stare con se stesso e con gli altri e di pensare il suo futuro.