Riflettevo sulle parole di un bambino di 7 anni venuto in studio da me qualche giorno fa. Era molto agitato e gli ho chiesto se c’era qualcosa che lo preoccupasse. Lui mi ha risposto: “Lo sai che c’è la guerra?…io ho paura che i missili degli aerei possono colpire la mia casa e noi moriamo”.
Stiamo assistendo a uno scenario di guerra che sembra un ricordo lontano per i più anziani e non fa più parte dell’immaginario collettivo. I bambini hanno sentito parlare della guerra nella finzione in qualche videogioco e film.
Ora con l’avvento di internet e dei mass media, oggi circolano molte immagini, filmati di questo conflitto in Ucraina. Sono cruenti e possono destabilizzare molto i più piccoli, soprattutto se sono lasciati soli davanti allo schermo.
Il bambino che ho incontrato era molto spaventato per quello che stava succedendo in Ucraina e non aveva ancora gli strumenti adatti per poterlo comprendere da solo, ad es. non comprendere la distanza geografica.
Come poter rispondere a lui e ai propri figli o alunni? Cercare di parlarne o evitare l’argomento? A che età è bene affrontare il tema della guerra e come?
Per prima cosa gli adulti di riferimento dovrebbero comprendere qual’è il proprio stato emotivo rispetto all’argomento. Se si è in preda all’angoscia, ad esempio, bisognerebbe affrontare ed elaborare questo sentimento prima di parlare ai bambini per non trasmetterla a loro.
I bambini, infatti, sono come delle “spugne” che osservano i grandi, soprattutto in momenti di incertezza per cercare di capire come funziona il mondo. I genitori e gli insegnanti hanno un ruolo importante perchè dovrebbero essere i loro punti di riferimento.
Dopo aver lavorato sulle proprie emozioni è importante ascoltare le domande che i bambini portano, i loro dubbi e soprattutto le loro paure. Questo servirà per orientare il dialogo verso ciò che per loro è davvero importante conoscere. Spesso può capitare che alcuni bambini non facciano domande per paura di far preoccupare o mettere in imbarazzo gli adulti. Allora in questo caso è bene osservare i loro comportamenti (es. difficoltà a separarsi dai genitori, difficoltà di addormentamento, ecc..), i loro giochi magari con tema la guerra, i cambiamenti di umore (es. ansia, tristezza, irritabilità, ecc..) , sintomi somatici (es. mal di testa, mal di stomaco, ecc..). Questi possono dare dei segnali che stanno vivendo questa situazione con disagio.
Ovviamente come affrontare poi l’argomento con loro dipende dall’età del bambino.
In età prescolare, ad esempio, bisognerebbe evitare di esporli alle immagini viste in tv perchè non riescono ad elaborarle e possono spaventarsi, provando angoscia e disorientamento.
Con loro non ha alcun senso utilizzare spiegazioni dettagliate o complicate, si può introdurre il tema raccontando delle storie adeguate all’età. Si cercherà poi di capire parlandone insieme o attraverso un disegno cosa loro hanno assorbito per aiuntarli ad esprimere le loro emozioni, dubbi per elaborarli insieme.
Per i bimbi più grandi, che frequentano la scuola Primaria, si può riflettere insieme mettendosi in dialogo con loro. Si possono dare maggiori spiegazioni anche sulle motivazioni alla base della guerra senza minimizzare ma allo stesso tempo evitare di “adultizzare” troppo presto i bambini. E’ bene filtrare ciò che si va vedere loro ed essere sempre accanto per aiutarli ad esprimere le loro emozioni che vanno contenute per evitare che si amplificano. Una frase che si può dire loro se manifestano preoccupazione o ansia, può essere questa: “hai ragione ad essere preoccupato/a anch’io sono preoccupato/a per quello che sta succedendo, mi dispiace molto per i bambini che stanno vivendo la guerra e mi dispiace anche molto per te che già da così piccolo devi conoscere cose così brutte”. Alla fine un bell’abbraccio è la giusta conclusione.
Con i preadolescenti e adolescenti, il discorso è diverso perché sono in una fase in cui la ricerca di se stessi e della propria identità diventa centrale. In questo contesto di crescita è molto importante aiutare la comprensione di un mondo esterno che ancora non si capisce e da cui non ci si sente capiti. Leggere insieme notizie da fonti accreditate è importante per aiutarli a distinguere quelle che possono essere fake news. Inoltre, è fondamentale stimolare la riflessione su cosa è giusto e cosa no, cosa si potrebbe o non potrebbe fare per rendere questi ragazzi più attivi e meno passivi agli eventi che accadono intorno a loro. Si può pensare di parlare loro di azioni positive, di aiuto concreto come ad es. fare beneficienza, organizzare insieme raccolte di beni di prima necessità. Nell’oratorio della mia città un gruppo di ragazzini, invece, di giocare a calcio hanno deciso di aiutare, preparando i pacchetti per le persone rifugiate nei paesi confinanti con l’Ucraina.
Alla fine di tutti questi momenti di condivisione, con i bambini e i ragazzi di qualsiasi età, gli adulti dovrebbero impegnarsi a costruire una cultura di pace. La solidarietà, la giustizia, il rispetto del prossimo, l’empatia dovrebbero essere valori importanti da trasmettere per un percorso educativo arricchente.