“Il tempo come cura”..una piccola riflessione.

“Cura” è una parola complessa, attraversa i tempi dell’umanità. Da epoche remote giunge sino a noi carica di risonanze emotive e si rivela attraverso significati polisemici. Dal latino “cura” e più anticamente, “coera” e “coira” che gli antichi etimologisti riferirono a cor, cuore. Da quest’ultimo cui insegnarono ciò che “quia cor urat” perché scalda, ovvero stimola il cuore e lo consuma.

I moderni ritengono che cura scaturisca dalla radice KU, KAU, KAV, osservare, guardare, da cui il sanscrito Kavi, assennato, saggio, stare in guardia, conoscere.

Nell’accezione che vogliamo proporre la parola cura attiene al tempo e alla temporalità. Spesso, nel parlarne, la accomuniamo a modi di dire quali: il tempo come cura, il tempo cura tutto, il tempo è la migliore medicina, e via discorrendo.

La temporalità è l’unità di esistenzialità, fatticità, decadimento, secondo l’orientamento che intendiamo privilegiare, poiché, tali tre determinazioni, costituiscono ciò che chiamiamo la cura, ovvero l’essere avanti a sé, intesa come poter essere, protendendosi verso la maturazione nell’avvenire.

La cura può essere compresa nell’intenderla, pertanto, come espressa nel discorso che l’uomo è in grado, di volta in volta, poiché soggetto, di dirsi come il proprio passato che accade venendo ogni volta al proprio avvenire (Heidegger, SZ).

Il passato influenza il nostro presente ed la nostra visione futura della nostra vita. Se rimaniamo troppo imprigionati in un passato doloroso lo scorrere dei giorni in maniera non ci fa superare quel vissuto di sofferenza.

Noi possiamo agire, vivere nel nostro tempo per elaborare quello che è stato e proiettarci in avanti.

Guardiamo al futuro con occhi nuovi, il tempo cura ma noi siamo il nostro tempo…
Abbi cura di te!!

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